Zoran Music – Metà collina metà muretti-

Titolo:  Metà collina metà muretti

Tecnica: pastelli su carta

Anno: 1965

Altezza: 38 cm

Larghezza:  56 cm

Garanzia: certificato di autenticità della Galleria Pace di Milano con la perizia di Stefanini

Dettagli: firma dell’artista in basso a destra; opera con cornice


Descrizione

Antonio Zoran Music (1909 Gorizia – 2005 Venezia – Slovenia)

Zoran Music nasce a Gorizia il 12 febbraio 1909. Gorizia allora fa parte della monarchia austro-ungarica. Il padre di Music dirige la scuola di Bukovitza, un villaggio a pochi kilometri da Gorizia. La madre è maestra. Music frequenta il Liceo Scientifico che termina agli inizi degli anni ‘30. Completati gli studi liceali, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Zagabria. Il suo maestro è Lyuba Babic. In quegli anni realizza il suo desiderio di vedere finalmente la pittura di Goya e di El Greco. Con determinazione e con pochissimi mezzi si reca a Madrid e rimane in Spagna per più di un anno. Assiduamente frequenta il Prado, esegue perfino molte copie di Goya, vive per qualche tempo a Toledo per poter studiare la pittura di El Greco. All’inizio della guerra civile lascia la Spagna. Trascorre parte dell’anno in Dalmazia e nell’isola di Curzola. Nel 1943, Music si reca per la prima volta a Venezia. Viene arrestato dalla Gestapo e trasportato a Trieste. Qui viene imprigionato per quattro settimane in una strettissima cella nel sottosuolo, inondata dall’acqua. Viene interrogato e torturato. Messo davanti alla scelta di entrare nei reparti speciali istriani associati alle S.S. o andare in Germania, Music sceglie la deportazione a Dachau. Alla fine del novembre 1944, viene registrato come prigioniero numero 128231. L’esperienza del campo di sterminio ha potuto esprimerla nei disegni eseguiti in condizioni disperate, in quei lunghi mesi. L’orrore era tale che il suo solo pensiero era di poter lasciare una traccia di tale inimmaginabile evento. I disegni sono stati eseguiti in condizioni difficilmente comprensibili: inchiostro nascosto e allungato con acqua per farlo durare, foglietti piegati nascosti sotto la camicia, carte e penne sottratte ai laboratori ove lavorava con gli altri prigionieri. Ridotto quasi come i cadaveri che invadevano oramai ogni spazio, ha potuto trovare la forza di continuare a vivere grazie alla sua arte. Di duecento schizzi eseguiti è riuscito a salvarne solo trentacinque. Nel 1946, esausto ed ammalato, alla fine della guerra viene liberato dagli americani. Questi lo trasportano a Lubjana. Anche da lì deve salvarsi da un nuovo imminente arresto da parte del potere comunista di Tito. Gli si rimprovera di non aver fatto parte, sul campo, della cellula del partito. Fugge dall’ospedale ove era ricoverato, nascosto in un camion che trasporta i giornali a Gorizia in zona americana. Dopo un breve soggiorno presso i suoi parenti a Gorizia, torna a Venezia. Qui ritrova molti amici. Il maestro Malipiero metterà a sua disposizione uno studio all’ultimo piano del Conservatorio Benedetto Marcello. Passa i mesi estivi a Cadola (Ponte nelle Alpi) dove Guido Cadorin lo fa assumere come uno dei suoi tre aiuti per l’esecuzione di vastissimi affreschi nella Chiesa Parrocchiale. La meraviglia di “ritornare alla vita” si rivela nella serie degli acquerelli ritraenti le Zattere, il Canale della Giudecca, il Canal Grande e Rialto, che eseguì a Venezia in quegli anni. Contemporaneamente riprende una parte dei temi che aveva affrontato prima della deportazione: le distese carsiche della Dalmazia, con i cavalli, i muretti a secco, gli asinelli e le donne che si recano al mercato sotto il sole ardente. Visioni di pace, di semplicità e di commosso amore per quella terra. Ora, però, dopo l’esperienza del campo, Music è un altro essere, un pittore vero. Nel 1948, espone per la prima volta alla Biennale di Venezia due quadri che saranno notati dalla critica. Massimo Campigli gli sarà di grande sostegno. Gli presenterà Salomè ed Eric Estorick, collezionisti famosi che appoggeranno la sua opera durante tutta la loro vita. Nello studio di Benedetto Marcello, Music riceve una serie di visitatori illustri, tra questi Kokoschka che va a trovarlo quando soggiorna a Venezia. Alix de Rothschild diventa la sua prima collezionista francese. Marc Tobey e il suo gallerista A. Sellinger, la scrittrice americana Carson McCullers, diventano suoi ammiratori. Nei suoi viaggi verso Roma, Music resta affascinato dal paesaggio. Sul treno traccia veloci schizzi, attraversando le incantevoli “crete” attorno a Siena. Viaggia spesso anche in Svizzera; a Zurigo esegue litografie per gli editori Arta, Wolfensberger e la Guilde de la Gravure.

Nel settembre del 1949, Zoran Music e Ida Cadorin-Barbarigo si sposano. In questo periodo, a Venezia, Music esegue le sue prime incisioni a punta secca. L’anno seguente, partecipa alla 25esima Biennale di Venezia e riceve il premio Gualino. Nel 1951, su iniziativa di Massimo Campigli e Gino Severini, viene organizzato in Italia il Prix de Paris. Il premio per la pittura viene assegnato a Zoran Music e Antonio Corpora. Nel 1952, la prima esposizione di Music (contemporaneamente ad Antonio Corpora) viene organizzata dalla Galerie de France, a cura di Gildo Caputo e Myriam Prevot. Il testo della monografia su Music, edito dal Centre d’art italienne di Parigi, è di Jean Bouret, la cui amicizia ed il cui appoggio saranno per Music di grande importanza. La Galleria offre al pittore un contratto che gli permette di stabilirsi a Parigi. Non lascerà per questo il suo domicilio veneziano. A Parigi lavora nello studio dove prima di lui aveva vissuto Chaim Soutine: 16 rue St. Gothard a Montparnasse. Intanto cambia studio anche a Venezia e si trasferisce nei pressi dell’Accademia. La prima esposizione a New York arriva nel 1953 con la Cadby Birch Gallery; Patty Birch, la proprietaria, era una giovane americana piena di entusiasmo, comperava già da qualche anno quadri importanti per i musei americani. Tra i vari Morandi, Marino Marini, ecc, collezionava anche dei Music. Nel 1955, nello studio Lacourière a Montmatre, Music esegue molte acqueforti. Le sue opere grafiche vengono pubblicate da Nesto Jacometti, da Klippenstein, dalla Guilde de la Gravure e da molti altri. In quello stesso anno, espone a Londra alla Arthur Jeffres Gallery. Fa la conoscenza di Denys Sutton, che aveva già notato le sue opere alla Biennale di Venezia. Esporrà alcune sue opere anche in una sala della quadriennale di Roma, dove conoscerà Irene Brin e Gaspero Del Corso, proprietari della Galleria dell’Obelisco, con la quale inizierà un’assidua collaborazione. Nel 1958, Music prende parte all’Esposizione parigina alla Galerie de France. Nel 1960, la Biennale di Venezia lo insignisce del premio Unesco per l’arte grafica. L’anno dopo, espone alla Galleria di Bruno Lorenzelli a Milano. Questo grande mercante e conoscitore di arte antica e moderna, compera un importante gruppo delle sue opere.

Intanto, Rolf Schmucking pubblica il catalogo ragionato della sua opera grafica dal 1947 al 1961 in occasione di una retrospettiva organizzata dal Museo di Brunsnvick e Hans Peter Londolt acquista, per il Museo di Basilea, ventisei suoi disegni di cui dieci eseguiti a Dachau nel 1944-45.

Nel 1970 comincia il ciclo pittorico “Non siamo gli ultimi”: con le parole “Noi siamo gli ultimi” i prigionieri di Dachau avevano espresso la speranza che mai più un inferno come quello potesse ripetersi. L’anno seguente, “Noi non siamo gli ultimi” diventa un’esposizione, presentata prima a Monaco di Baviera alla Haus der Kunst, poi a Bruxelles, al palazzo delle Belle Arti, ed infine a Treviri nel museo da Kurt Schweiches. Molti quadri di questo ciclo fanno parte ormai di collezioni museali: è il caso del centro Georges Pompidou di Parigi, dei Musei di Monaco di Baviera e di altri musei sparsi in tutto il mondo (Gerusalemme, Venezia, Copenhagen, Oslo,…). Nel 1972, Jacque Lassaigne gli dedica una grande retrospettiva, la prima per un pittore vivente, al Museo d’Arte Moderna della città di Parigi. In seguito, La Fondazione Querini Stampalia di Venezia farà lo stesso, dedicando a Music una mostra personale, organizzata da Giuseppe Mazzariol. Diversi anni dopo, nel 1977, Ole Henrik Moe, direttore della Fondazione Sonia Henie-Niels Ustad, organizza un’importante esposizione a Hovikodden, Oslo. Nel 1980, Francesco Valcanover organizza alle Gallerie dell’Accademie una retrospettiva su Music alla quale fa seguito la pubblicazione di un’importante monografia sull’artista. Tra il 1981 e l’82, Music riprende il tema del “Canale della Giudecca” e di “Punta della Dogana”; viene nominato “Commandeur des Arts et des Lettres” a Parigi; Patty Birch acquista più di venti quadri della serie “Non siamo gli ultimi” per costituire il fondo di una sua collezione privata.

Nel 1983, Music approda alla Galleria Claude Bernard di Parigi. L’anno seguente inizia il ciclo “Interni di cattedrali”. Intanto a Venezia, La Biennale gli dedica una sala e, nell’Ala Napoleonica del Museo Correr, ha luogo una sua grande esposizione, sotto la direzione di Giuseppe Mazzariol. Il 1987 è l’anno in cui inizia la serie degli “Autoritratti” e la collaborazione con la Galleria Contini di Venezia e Asiago. Tre anni più tardi, Music viene insignito dal Presidente francese, Francois Mitterand, dell’onorificenza “officier de la Legion d’Honneur”. Nel 1995 viene organizzata una Grande retrospettiva dedicata all’artista, questa sarà a Parigi, alle Gallerie Nazionali del Grand Palais. L’allestimento comprende 261 opere a cura di Jean Clair. Alla fine dell’anno la Bayerische Akademie di Monaco di Baviera presenta a cura di Wieland Schmied l’esposizione “Gli anni della maturità”. Due anni dopo, Sabina Schulze presenta una mostra che abbraccia tutta l’opera del maestro, dal 1945 al 1997, allo Schirn Kunsthalle di Frankfurt. Gli anni successivi videro il maestro Music impegnato in numerose collaborazioni con svariate gallerie di levatura internazionale, fino al 2005, anno della sua morte; Zoran Music si spegne a Venezia all’età di 96 anni.

Informazioni aggiuntive

Tecnica

pastelli su carta

Anno

1965

Altezza

38

Larghezza

56

Garanzia

certificato di autenticità della Galleria Pace di Milano con la perizia di Stefanini

Dettagli

firma dell’artista in basso a destra; opera con cornice